II CUNA è un'esperienza che si distacca dal sindacalismo classico, usandone in parte la strumentazione concettuale ma al tempo stesso non esita ad appropriarsi di analisi di confronto, da qualsiasi aggregazione di carrozzieri esse provengano, privilegiando i consorzi indipendenti.

Un coordinamento che ama il trasversalismo, prende idèe e testimonianze da chiunque possa offrirle e, cosa non irrilevante, ambisce ad un confronto diretto con una egemonia culturale che storicamente è stata esercitata dalle Confederazioni Sindacali.

Un programma ambizioso, non c'è dubbio, condito da un'idea di rivendicazione colta e giusta; ma anche qualcosa di più articolato se è vero che sull'elaborazione di questo pensiero, nascono manifestazioni, aggregazione, progetti e partecipazione.

Due cose qui vanno analizzate preliminarmente: la prima è che il CUNA sta, con molta credibilità, ristabilendo i contatti tra la base artigiana e

la politica sindacale. Lo fa sopratutto da un punto di vista concettuale; lo fa senza demonizzare politicamente gli argomenti che tratta. La seconda cosa è (può suonare curioso) che esalta e valorizza un servizio alla comunità, quello degli autoriparatori , che negli attuali ambienti del sindacalismo viene guardato con sospetto.

La verità è che esperienze culturali, anche diametralmente opposte, possono convergere verso progettualità " di utilizzo " condivise collegialmente nelle finalità. Tutto questo a qualcuno potrà apparire contraddittorio, paradossale, misterioso: ma non abbiamo forse, a questo proposito, ancora sotto gli occhi quel pasticciaccio della firma confederale sulla flessibilità disgregante? Invece di analizzare e perseguire scenari futuri ancora lontani, perché non investire risorse per rimediare allo sconquasso prodotto dai rapporti di fiduciarietà, mai contrastati efficacemente con la distribuzione di analisi tariffarie europeiste da confronto. Per "riportare" la palla al centro!"

Agli occhi delle Compagnie Ania, le strategie dei "caporali" possono apparire una semplice scelta di manovre economiche; invece è una materia che tocca il nervo scoperto dell'esperienza umana legata all'artigianesimo: in quanto comprime un'opportunità esistenziale ad alto contenuto sociale. Lo sanno i dirigenti delle compagnie, che queste azioni evidenziano nella nostra nazione una cultura fortemente anti-artigiana; con tutte le conseguenze che questo comporta

? Resta da chiedersi quanto queste strategie poggino su pure suggestioni teoriche, o siano invece frutto di un effettivo riscontro sulle cose. Pare invece che i dubbi che il CUNA solleva, siano fortemente condivisi e largamente approvate le proteste nelle assemblee. Vediamone alcune.

Intanto la suddivisione in fasce tariffarie della categoria.

Una analisi impietosa può soltanto produrre, oltre ad un "ridicolo-economico-commerciale", una valutazion e d el presente assolutamente destoricizzata, da un punto di vista di rappresentanza e tutela sindacale. Decine di anni di trattative, spesso conflittuali, alla ricerca di equità economica per le picco le imprese, finiscono col ridursi ad una conclusione pilotata, di lenta sottomissione a patti di subfornitura. Con posizioni equivoche, delle Confederazioni, causa primaria della disaffezione politica, degli artigiani. Scelte dubbie, alcune riscontrabili nell'immediato altre prevedibili nel futuro, inducono i più a pensare che i nostri "rappresentanti ufficiali" abbiano smarrito il senso della complessità, dell'attività artigiana, della sua articolazione interna.

E' da queste posizioni che il CUNA ha preso le distanze, proponendo alternative realistiche di aggregazione nella solidarietà affinché leggi dello Stato non divengano strumenti

di vere ingiustizie.

IL COMITATO DIRETTIVO C.U.N.A.

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